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Sai chi sei?
Prendi spunto dai biscotti
Immagina di doverti presentare e raccontare di te solo attraverso la tua immagine, senza potere usare le parole. Quali caratteristiche verrebbero fuori? Queste caratteristiche ti rappresentano?
“Hanno tutto, talento, coraggio, savoir-fare, dinamismo, denaro…ma non si vede” sottolinea M.L. Pierson (ex modella di Chanel oggi psicoanalista e consulente presso aziende internazionali)
L’abbigliamento e tutto ciò che adorna la nostra persona sostanzialmente da una forma al nostro essere, a ciò che siamo e che desideriamo comunicare. Occorre quindi partire dal presupposto che la nostra immagine è comunicazione, se è fine a se stessa parliamo di atteggiamento edonistico e mira a perseguire altri obiettivi.
Prendiamo esempio dai biscotti
Spostiamo la nostra attenzione sui prodotti che scegliamo di acquistare quando facciamo la spesa. Perché alcuni prodotti sembrano più affidabili, più buoni o più genuini? Perchè alcune marche di biscotti ci fanno venire subito l’acquolina in bocca solo a vederli? E’ merito del Packaging!
Tradotto letteralmente significa “Imballaggio” ed ha un forte potere visivo e comunicativo. Un Packaging accattivante e ben progettato determina la differenza tra il successo o il fallimento di un prodotto. Ciò avviene perché la prima impressione passa attraverso il senso della vista prima ancora che per gli altri sensi. Questo è anche il motivo per cui ogni colore provoca un diverso effetto tramutandolo in emozioni e sensazioni. Conoscerne il significato ci torna utile nella comunicazione dei nostri obiettivi.
Il designer R. Falcinelli definisce il packaging come uno strumento per mostrare l’anima e la storia di un prodotto. L’involucro diventa quindi il prodotto stesso.
Compreresti dei biscotti incartati in un foglio di giornale? Compreresti dello champagne dentro un bidone di plastica? Credo che si possa quindi affermare che l’aspetto esteriore o il cosiddetto “packaging” è un potente mezzo di comunicazione
Anche noi, come i biscotti, abbiamo bisogno del packaging
Trasferiamo questi concetti sulla nostra persona. Certo, non siamo prodotti da banco da supermercato ma l’esempio trova comunque applicazione. “L’immagine è il vettore immediato sulla base del quale […] verranno giudicati i valori personali, la qualità di un prodotto, l’immagine di marca di un’azienda, la credibilità di una persona” scrive M.L. Pierson
Conoscere il potenziale della nostra immagine “ben gestita”, sentirsi a proprio agio in ogni contesto (sia personale che professionale), saper comunicare attraverso l’aspetto: tutti fattori che hanno come fine quello di accrescere la sicurezza in noi stessi, innalzare l’autostima ed esaltare la propria unicità. Non schiavi della moda ma fruitori consapevoli.
Il nostro “Packging” ovvero l’abbigliamento, la pettinatura, gli accessori e quant’altro mettiamo sul nostro corpo sono tutti meravigliosi strumenti che ci permettono di poter esprimere ciò che siamo o che rappresentiamo (nel caso, ad esempio, di figure professionali). Non esiste un’immagine ideale, ma quella che meglio ci rappresenta, personalmente e professionalmente. E’ importante che ci sia uno stretto legame e grande coerenza tra Essere e Apparire per un risultato ottimale.
“Un’immagine vale più di mille parole” sentenziava il saggio Mao.
In tutto quello che ho scritto non ci sono consigli su come vestire un fisico a pera, quali colori usare per una stagione autunno o cosa è trendy quest’anno. Si, ne ho consapevolezza e corro il rischio che troviate questo articolo poco interessante in mancanza di consigli immediati e dei quali è pieno il web. Io vorrei instillare degli spunti di riflessione e spiegare da dove inizia la cura della nostra immagine. Se so chiaramente cosa comunicare, mi verrà più semplice esprimerlo. Tutto il resto viene dopo, come in un puzzle, pezzo dopo pezzo.
Capisco che, per fretta e per abitudine, siamo ormai avvezzi a soddisfare immediatamente i nostri bisogni. Ci basta un click sulla tastiera del pc per sapere come vestirci per andare in ufficio, come migliorare una gamba tornita, un fondoschiena piatto o un seno troppo prosperoso. Attingiamo a pezzi sparsi e mettiamo insieme. Ma senza un’identità definita ecco gli stereotipi, i clichè del “si fa” e del “non si fa” che fanno molto massa e poca unicità.
Mi piacerebbe conoscere il parere, sapere se sei d’accordo con me o meno. Se hai trovato interessante ciò che hai letto condividi l’articolo